Avevamo preso l’abitudine di situare al posto più alto, nella nostra scala dei valori, la destrezza e la perspicacia, quella particolare perspicacia politica che è dotata di mille occhi e di mille antenne, e anche di pungiglioni e di artigli. All’integrità morale, alla rettitudine, all’onestà, avevamo preso l’abitudine di attribuire un’importanza irrilevante. Soprattutto ci sembrava che nella vita pubblica, l’onestà individuale fosse cosa di scarso peso, antiquata, e inadeguata alla crudeltà dei tempi.
Poi a un certo punto ci siamo accorti che quello che appare più infrequente in Italia, nella vita pubblica e politica, è proprio l’onestà. Nello scenario che abbiamo davanti agli occhi, se ne scorgono rari esempi. Essendo questi così rari e insoliti, hanno l’esistenza difficile. Li circuiscono, li assediano e li minacciano da ogni parte i giochi d’astuzia, gli inganni e le frodi. Tuttavia nonostante tutto l’onestà manda una luce allegra, visibile a ognuno.
L’onestà non è abile, e non è affatto astuta. Non le importa nulla di essere astuta. Non adopera, nelle sue scelte, l’astuzia, ma ubbidisce unicamente a sé stessa. È intuitiva, ma solo nel discernere ciò che le rassomiglia da ciò che la offende. Non cerca vittorie. È costantemente disposta a perdere. La sola cosa che davvero le sta a cuore è non truffare, non frodare, non tradire né gli altri, né sé stessa. Vuole muoversi, quando è possibile, non al chiuso ma all’aperto, non nella notte ma nel giorno. Ama le vie dirette e detesta le vie traverse. Non si cura di essere derisa, schernita, umiliata, di essere considerata ingenua, di essere sola nelle sue decisioni, e di essere priva di pungiglioni e di artigli, quei pungiglioni e quegli artigli che la società di oggi tanto ammira e ama. L’onestà non vuol essere ammirata, né vuol essere amata. Presta fede unicamente a sé stessa, e va dritta per la sua strada.[...]"
Natalia Ginzburg
(In foto: Natalia Ginzburg)
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